Il bicchiere della staffa

bnl TRICK

Conto i soldi in tasca. Bastano per un’altra birra.

Non ricordo più come sono arrivato qui. Ricordo che la tv era accesa su una coppia di anchormen, uomo e donna, due manichini inamidati dietro un tavolo, un po’ troppo perfetti per essere reali.
Automi senza difetti che parlavano una lingua senza accento, lanciavano servizi commentati dai loro colleghi non abbastanza privi di difetti per poter mostrare le proprie facce per più di qualche secondo, ma che parlavano la stessa lingua costruita in qualche laboratorio di dizione.

Parlavano di crisi economica, crisi del lavoro, crisi della cultura, crisi in Medioriente, crisi di governo.
Parlavano del nuovo gruppo terroristico, molto più efferato e pericoloso di quell’altro di cui ormai non ricordiamo il nome.
Parlavano dell’epidemia dell’anno, molto più letale di quella dell’anno scorso.
Parlavano dell’emergenza del mese, era il quarto caso in due settimane, attacchi di pitbull, stupri di gruppo o sbarchi a Lampedusa, non ricordo quale.
Parlavano di calcio.

Sputavano un mucchio di cifre che non ricordo, indici, tassi, percentuali, spread, un indicatore diverso per ogni fenomeno, un grafico per ogni trend, poi previsioni, numeri e ancora numeri.

Io bevevo e ridevo, perché una cosa la ricordavo bene.
Il copione.

Lo ricordavo da quando ero bambino, e guardavo il TG con i miei per sentirmi grande anch’io. Sempre identico, mai cambiato. Cambiano i nomi, le cifre, ma il film è sempre lo stesso, fatto con lo stampo. Peggio di Adam Sandler, peggio di Pieraccioni.
E se proprio devo guardarmi lo stesso film di merda ogni giorno, almeno mi stordisco, cerco il lato comico, e mi faccio due risate.

Da questa parte dello schermo, intorno al tavolo, intorno a me, le persone erano reali.
Con difetti, età, accenti, e vestiti non su misura.
E guardavano questi due manichini imboccargli la stessa minestra riscaldata da sempre, per sentirsi un poco più grandi anche loro.

Le persone reali intorno al tavolo non capivano le mie risate, non coglievano l’ironia.
Non apprezzavano che ridessi della “nuova” crisi in Medioriente, della “nuova” epidemia, del “nuovo” gruppo terroristico, della “nuova” crisi economica perché

-Quella gente sta soffrendo, che cazzo c’è da ridere?-

Questa frase la ricordo bene.

Da li inizia la nebbia, credo di avere un po’ tiltato. Non sapevo quanti bicchieri avessi già bevuto, la tv vomitava numeri in continuazione, mi confondevano.
Che cazzo avevo da ridere? Non ricordo esattamente cosa dissi, solo che mille possibili risposte mi inondavano il cervello.
A giudicare dal dolore allo zigomo, devo aver scelto quella sbagliata.

Non ricordo più come sono arrivato qui, ma della mia ultima birra è rimasto un fondo tiepido, e io sto fumando un filtro.

Al bancone un tizio sta parlando della Crisi, non so bene di quale, e a me sta venendo da ridere.
Mi tocco lo zigomo, è gonfio.

Direi che è ora di andare a dormire.

Bar-Raban

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